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Duca di Reynwald (3 di 7)

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@vittoriozuccala
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Il sogno di un attendente

Il Duca di Reynwald è un uomo immaginario di un regno immaginario in un periodo tra il 700 e l'800 quando le guerre per la supremazia del territorio erano all'ordine del giorno. La saga è raccontata in ogni episodio da protagonisti differenti ma con un unico filo conduttore: il sogno.

Questo è il terzo di sette capitoli raccontato da un attendente.

Riassunto delle puntate precedenti

Negli scorsi capitoli il Duca di Reynwald comunica ai propri cittadini una guerra imminente. Gli uomini corrono verso casa per passare l'ultima notte con le proprie moglie. Il giorno successivo, gli eserciti di Reynwald si radunano nella radura antistante la città di Gortash e partono alla carica verso le sue mura per un imperioso assalto frontale.

Ogni sera mi ritrovo in taverna a bere birra con il nostro comandante cercando di apprendere dalle sue parole le tecniche di combattimento. Come suo attendente ho impugnato la spada da un paio di anni nonostante la mia giovane età. Un privilegio importante nella nostra città dovuto dall'essere l'attendente di un grande guerriero. La mia aspirazione è diventare un combattente ma la strada, lo so, è ancora lunga.

La taverna di Gortash è un ambiente fumoso e sporco.

Decine di uomini schiamazzano bevendo birra e vantandosi di azioni coraggiose davanti a prostitute annoiate.

Sui vetri unti cade una leggera pioggerella e quando la porta viene spalancata all'improvviso, la mano gelida della nebbia affonda le proprie dita nelle viscere degli uomini.

Un ragazzino, paonazzo in viso, corre verso di noi trafelato. Leggo il terrore nel suo volto che lo spinge a rivolgersi al mio mentore senza preamboli: "Capitano... ci sono uomini alle porte della città!".

Nel locale cala un silenzio gelido come la temperatura all'esterno. Il mio capitano si alza con un gesto consumato dall'esperienza di anni; decine di occhi lo osservano dirigersi verso la porta e, senza girarsi tuona verso di noi: "Alle armi... Subito!"

Lo seguo verso le mura e, da condottiero di mille battaglie, si lascia sfuggire un sorriso: "Avranno pane per il loro denti i bastardi!"

Mi sento rinfrancato dal suo buon umore e con la convinzione della imminente vittoria arriviamo ai bastioni per vedere chi osa venire a bussare alla nostra porta. Da tempo immemore Gortash è chiamata la roccaforte inespugnabile e non saranno certo dei miserabili a cambiarne il nome secolare.

Nel momento in cui la visuale verso la radura si fa nitida nonostante la flebile luce dell'alba, possiamo vedere gli stendardi dell'esercito nemico; un terrore improvviso mi assale e il mio umore cambia repentinamente. Con la coda dell'occhio rivolgo il mio sguardo al nostro capitano e lo vedo sbiancare in viso. Il Duca di Reynwald!

Si gira lentamente verso di me. Un leggero tremore modula la sua voce e ponderando le parole riesce ad articolare un ordine.

"Chiama gli uomini ed ordina loro di raccogliere spade, picche e coltelli; posiziona gli arceri sui bastioni e che il Dio della Guerra guidi le nostre armi; oggi avremmo bisogno di tutto il suo aiuto".

Ciò detto si allontana lentamente per organizzare le difese e guardandolo mi sembra di scorgere le sue spalle incurvate. Mi assale un terrore atavico e sento le mie gambe paralizzate.

Il mio pensiero corre lontano quando ero solo un ragazzo e ogni occasione era buona per sognare ad occhi aperti sempre la stessa situazione. Era il sogno di un attendente che immaginava di diventare un grande condottiero, sconfiggere armate, trovare una dama da sposare e magari diventare il duca di un grande casato.

Un grido disperato ed autoritario mi riporta improvvisamente alla realtà. E' il mio capitano che vedendomi paralizzato cerca di spronarmi: "Muoviti, non c'è tempo da perdere!" e poi, verso coloro che sono vicini "Che aspettate bastardi? Se volete vivere dovete muovervi!"

Il sangue riprende a fluire nei miei arti e inizio a correre per svolgere il compito assegnatomi. Sicuramente le sue urla avranno fatto eco su tutta la radura antistante le mura ed i nemici le avranno udite.

Il mio unico pensiero, tuttavia, è molto preciso: la flebile speranza di vedere l'alba di domani.

Questo post partecipa alla Steempossible Challenge promossa da @ilnegro e @serialfiller nel progetto @steempossible invitando al voto utenti autorevoli.